La Performance
La performance si articola in tre atti, in un tentativo di trasporre in musica le idee fondamentali di “Cibernetica e fantasmi (Appunti sulla narrativa come processo combinatorio)”, tratto dall'omonima conferenza tenuta da Italo Calvino a Torino, Milano, Genova, Roma, Bari, per l’Associazione Culturale Italiana dal 24 al 30 novembre 1967.
Voce, chitarra e live coding interagiscono tra loro in un sistema gerarchico variabile, dove è sempre presente un narratore che viene accompagnato nella sua esposizione.
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Primo Atto
Il primo atto racconta la nascita della narrazione, individuata da Calvino nel mito e nella favola delle tribù; essi sono caratterizzati da un numero finito di figure e azioni con enormi numeri di combinazioni. Questo pensiero, a livello letterario, mette in luce un “gioco combinatorio delle possibilità narrative che sconfina presto dal piano dei contenuti per mettere sul tappeto il rapporto di chi narra con la materia narrata e con il lettore”.
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La narrazione deriva da un pensiero umano, di per sé discontinuo, in cui il linguaggio si articola in modo combinatorio; nonostante l’avanzare della civiltà porti più complessità, i concetti fondamentali della narrazione rimangono sempre gli stessi; è l’infinità delle loro combinazioni a dare vita a diverse narrazioni.
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A partire da questa idea, Calvino immagina nel futuro l’esistenza di una macchina letteraria in grado di ideare poesie e romanzi, chiudendo il capitolo con un quesito: “esisterebbe mai una macchina scrivente, capace di rappresentare un’intimità psicologica?”.
A livello musicale, interpretiamo questi concetti affidando alla chitarra i contenuti limitati della narrazione, che si sviluppano da idee musicali semplici e ripetitive (simbolo dei contenuti del mito) per arrivare ad idee più complesse (simbolo della narrazione moderna e contemporanea).
Il tutto viene accompagnato dal live coding, che rappresenta il substrato culturale in cui si sviluppa la narrazione, partendo da dei ritmi tribali che si complicano nel tempo per rappresentare il caos della società contemporanea.
In questo contesto la voce diventa la macchina letteraria che narra il mito tenendo conto delle influenze degli altri due performer, adattandosi nel corso dell’atto alle possibilità narrative disponibili e alle influenze culturali che la accompagnano.
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Secondo Atto
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Il secondo atto simboleggia quella che per Calvino è la “cerimonia funeraria per accompagnare agli inferi la figura dell’autore e celebrare la perenne risurrezione dell’opera letteraria”.
Secondo l’autore, l’io di chi scrive si dissolve nell’atto stesso della scrittura.
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La battaglia della letteratura in senso lato mira dunque alla trascendenza dei confini del linguaggio attraverso l’annessione dei contenuti dell’inconscio, il “mare nel non dicibile (...) [che] parla nei sogni, nei lapsus e nelle associazioni istantanee”.
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Tuttavia, “più le nostre case sono illuminate più grondano di fantasmi; i sogni del progresso e della razionalità sono visitati da incubi”. L’angoscia della società contemporanea si riversa nella letteratura dando sfogo ai contenuti dell’inconscio.
L’interpretazione musicale di questo atto si sviluppa a partire dalla fine di quello precedente, in cui il live coding si svincola da chitarra e voce e trasforma il caos in una calma funeraria, a cui a poco a poco si aggiungono gli altri due performer enfatizzandone il silenzio attraverso interventi sparsi.
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Da questa situazione chitarra e voce si intrecciano sempre di più fino ad arrivare ad un accordo luminoso che simboleggia la rinascita dell’opera letteraria. Questo accordo viene ripreso dal live coding sotto forma di drone, che un po’ alla volta fa da tappeto ad una nuova narrazione della voce, stavolta interprete dei contenuti dell’inconscio.
La narrazione si trasforma lentamente in un incubo e chiude l’atto richiamando la conclusione calviniana.
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Terzo Atto
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Il terzo ed ultimo atto riassume la fine del discorso di Calvino, dedicato alle “narrazioni labirintiche” ossia narrazioni dentro le narrazioni che si sviluppano dall’infinità di combinazioni che possono determinare infiniti svolgimenti diversi.
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L’autore cita il poeta e critico tedesco Hans Magnus Enzensberger:
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“Ogni orientamento presuppone disorientamento. Il labirinto è fatto per chi entra e si perda ed erri. Ma il labirinto costituisce pure una sfida al visitatore perché ne ricostruisca il piano e ne dissolva il potere. Se egli ci riesce, avrà distrutto il labirinto; non esiste labirinto per chi lo ha attraversato.”
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Da ciò scaturisce la duplice identità della letteratura, che nasce come “compito di consacrazione, di conferma dell’ordine esistente” da cui si libera attraverso i millenni, “diventando un fatto privato che permetta ai poeti e agli scrittori d’esprimere le loro stesse oppressioni, di portarle alla luce delle loro coscienze.”
Interpretiamo questo ultimo atto con un tappeto sonoro che rappresenti il labirinto nelle sue infinite combinazioni, in cui chitarra e voce narrano un viaggio che viene accompagnato da arpeggi generati dal live coding. La narrazione diventa sempre più stretta e incalzante e porta ad una risoluzione finale, l’uscita dal labirinto che libera la letteratura lasciandole la libertà di esprimere o meno il suo senso critico.
